A Roma, il Natale non è solo una festa, ma un viaggio nel tempo che si respira nei vicoli, nelle piazze e nei gesti della gente. Se chiudi gli occhi e lasci che la città ti parli, puoi quasi sentire l’eco dei Saturnali, quando, molti secoli fa, i Romani festeggiavano il dio Saturno in un turbinio di gioia e libertà. Immaginate le strade accese dalle fiaccole, i banchetti carichi di cibo e vino, le risate che rompevano le gerarchie sociali, persino gli schiavi diventavano protagonisti per qualche giorno. Era un momento di euforia, un inno alla vita, in cui si scambiavano piccole statuette di terracotta e candele, mentre la città intera sembrava brillare sotto il cielo d’inverno.
Poi, lentamente, le luci dei Saturnali si trasformarono nelle candele che illuminavano la nascita di Cristo. Con l’arrivo del Cristianesimo, il Natale trova la sua nuova anima. Il 25 dicembre divenne la data per celebrare la nascita del Salvatore, e la città, pur mantenendo la sua energia vibrante, si fece più raccolta, più spirituale. Le processioni attraversavano i vicoli, portando con sé il silenzio e la preghiera, mentre le grandi chiese come San Pietro e Santa Maria Maggiore accoglievano i fedeli per la messa di mezzanotte. Fu in quei giorni che prese vita una tradizione destinata a durare nei secoli: il presepe. Tutto cominciò con San Francesco d’Assisi e la sua idea di rappresentare la Natività con pastori, animali e statue. A Roma, prese forma in ogni chiesa, in ogni casa, diventando un simbolo tangibile della fede.
Con il passare del tempo, il Natale assume nuovi colori. Durante il Rinascimento, Roma era un’esplosione di arte e splendore. I palazzi nobiliari si adornavano con decorazioni preziose, affreschi e sculture raffiguranti la Natività. Le famiglie aristocratiche organizzavano banchetti che sembravano dipinti: arrosti succulenti, frutta secca, dolci speziati che riempivano l’aria di profumi intensi. Era un Natale di lusso, di bellezza e di condivisione, in cui ogni dettaglio raccontava la magnificenza di una città che non smetteva di stupire. Anche le chiese partecipavano a questo spettacolo, con altari decorati e cori che risuonavano nelle navate, creando un’atmosfera di pura magia.
E poi arrivarono i secoli in cui il Natale divenne più popolare, più vicino al cuore del popolo. Roma si riempì del suono delle zampogne. I pifferai, venuti dalle montagne, suonavano melodie struggenti accanto ai presepi, portando con sé un pezzo di tradizione abruzzese. I mercatini cominciarono a spuntare nelle piazze, con piccoli banchi di artigiani che offrivano decorazioni fatte a mano, dolci come il pangiallo, e un calore che rendeva le serate invernali meno fredde. La città respirava un Natale fatto di comunità, di musica e di semplicità.
E così, passo dopo passo, arriviamo al XIX secolo, quando il Natale a Roma cominciò a somigliare a quello che conosciamo oggi. Gli alberi di Natale, ispirati alle tradizioni nordiche, iniziarono a fare la loro comparsa nelle case, decorati con candele e nastri. I presepi, ormai consolidati, diventavano sempre più elaborati, veri capolavori in miniatura. La Befana, con il suo sacco di dolci e carbone, divenne la figura che completò le feste, portando gioia e un pizzico di mistero ai bambini.
Oggi, camminando per le strade di Roma durante il Natale, si avverte ancora tutto questo. Ogni luminaria che decora via del Corso, ogni bancarella di Piazza Navona, ogni presepe custodisce un frammento del passato. È come se ogni Natale portasse con sé tutte le sue storie, unendo in un’unica melodia i Saturnali, i presepi medievali, i canti dei pifferai e le luci moderne. A Roma, il Natale non è solo un momento dell’anno: è un legame profondo tra passato e presente, un ricordo vivente che illumina ogni angolo della città eterna.